GADDA E I VIOLINI

Dopo l'articolo sui liutai Mantovani, già apparso sul primo numero di questa nostra Rivista, apprendemmo che non pochi altri concittadini si sono dedicati e si dedicano alla fabbricazione dei violini. Ciò è importante, in quanto se Mantova era un tempo rinomata non solo per le sue ceramiche, per le sue armi e per i suoi broccati, ma anche per i suoi violini, come Cremona e Brescia, la tradizione non si è spenta e possiamo ancora annoverare anche appassionati, dilettanti o no, che dedicano il loro tempo prezioso o di riposo alla paziente costruzione di questo delicato strumento. Il violino è tanto dolce, rappresenta qualche cosa di tanto sacro, da ispirare i più grandi pennelli e scalpelli a raffigurarlo nei vecchi manoscritti, nelle immagini dei Santi e nella Bibbia, nelle mani degli Angeli, come nell'Incoronazione della Vergine di Fra Angelico, nella Vergine contornata da Santi di Giovanni Bellini, nella Vergine e i Santi di David Gérard, ecc. L'argomento è troppo allettante per non riparlarne. C'è troppo del mistero in questo strumento...e tutto ciò che è mistero ci attrae. Il suono..., le vibrazioni..., sì..., tutte belle teorie, scoperte..., ma nel violino c'è qualche cosa di più...! Mentre un virtuoso tocca le corde, vien da pensare che le voci di anime vaganti siano incatenate nella cassa armonica e gemano e ridano e parlino. E' voce di fanciulla appassionata, è voce bianca timida, è voce tremula, piangente, invocante; le note elettrizzano, si superano, si amalgamano. Son soffi di bocche, lievi mormorii di labbra, sono aneliti di innamorati, sono parole infuocate, sommesse...: l'emotività dell'anima è interpretata e ritrasmessa. Il costruttore, spesso umile, schivo d'ogni reclame è l'intermediario tra il mistero e la realtà, il medium che ha un dono extrasensoriale per dare a poche assicelle, a quatto corde sottili, il canto: sfogo dei cuori. Cremona, giustamente orgogliosa del suo grande liutaio, ha una scuola fiorente che attinge dai modelli preziosi del Maestro le norme costruttive. Da anni gli amatori ricercano affannosamente la ricetta per la vernice che abbia quelle date proprietà per rendere più sonoro l'acero o l'abete di Jugoslavia, di Fiemme o di Calabria, perché molti pensano che il segreto stia tutto nella vernice. La vernice è ormai l'elisir di lunga vita, la pietra filosofale...! Non ci convince la cosa. Noi crediamo che la vernice non sia il tutto. La composizione di una vernice potrà avere, secondo il nostro modestissimo parere, (parere certo di un non intenditore né tecnico) le funzioni di preservare il legno e inossarlo quasi per un leggero strato esterno, ma non quelle proprio di modulare il timbro della voce, che noi sogneremmo emessa da forze arcane nascoste nelle fibre all'interno, libere da ogni cera o vernice, ridestate dalla larga arcata mossa dall'anima che interpreta pure gli altrui sentimenti, le altrui passioni. Paganini aveva venduto la sua anima al demonio, si commentava..., ed il demonio accorreva ogni volta che il violinista suonava. Era leggenda, si voleva esaltare maggiormente il Grande Musico, in quanto il suo violino era spiritato veramente. Quello strumento era un forziere entro il quale erano celati spiriti eletti e non eletti e con le loro voci, i loro canti, i loro gridi, i loro trilli non avevano freni e stordivano o incantavano le folle, trascinate dalle nervose dita sapienti del celeberrimo genovese. Abbiamo avuto Scarampella noi...! E noi mantovani dovremmo parlare più spesso di lui, avere di lui quasi un culto maggiore. Scarampella dovrebbe essere il nostro Stradivari...! Dovremmo conservare in un museo speciale, in una stanza o in più stanze magari della Casa del Mantegna ( che ancora ospita un' Esposizione la quale tanto onore ci fa, perché essa è una delle più grandi e più complete Esposizioni d' Italia), dovremmo conservare, dico, tutto ciò che di Scarampella possiamo, con amore, raccogliere. Rastrellare i suoi violini, per esempio, prima che oltrepassino l'oceano, prima che raggiungano altri musei o servano per avide, vergognose speculazioni. Si parla poco, o troppo poco di lui; forse perché i venti anni circa dalla sua morte sono non lontani...? Avverso destino di tanti artisti...! Eppure in America, in Svizzera, in Francia, in Inghilterra, Scarampella è notissimo e tanto ricercato. Rievocando Scarampella, non si può fare a meno di riparlare del suo prediletto discepolo che abbiamo rivisto in questi giorni e che ci accoglie sempre col suo bonario sorriso, semplice, scamiciato, con il suo grembiule che non toglierebbe neppure davanti al più grosso papavero che lo intervistasse. Gaetano Gadda (al quale chiedemmo a prestito un certo libro per... rimpolparci un poco di sue cognizioni), non ci ha trattenuto nel suo modesto salottino, ma ci ha condotti nel suo laboratorio addirittura, piccolo laboratorio di un mago, entro il quale egli si racchiude per giornate intere. La invade il campo la sua cara compagna, scaldando sulla cucina economica le sue colle. Sui banchi, mille arnesi; appesi alle pareti: modelli. In un angolo: bottiglie, recipienti. Vicino alla stufa, stagiona i suoi legni. Ci ha aperto il suo armadio, il suo grande tesoro, e ci ha mostrato le sue ultime opere, che lui carezzava quasi con le sue mani grasse, quadre: equilibrate, secondo la chiromanzia di Mucherj, e sensibilissime. Ci fa vedere le sue ultime opere, alcuni fondi di violini scavati in diversi spessori (questo è un altro segreto importante). Con una bonomia tutta sua egli, che è il continuatore del grande Scarampella, ci dice che ha avuto in questi tempi non poche ordinazioni all'Estero, ma non può rispondere a tutte le richieste e trova certe difficoltà per esportare. Tante volte, dice, è spinto da qualche committente a nascondere il suo nome dietro quello di Scarampella...: segno che l'allievo ha raggiunto il Maestro. Dicendo ciò, arrossisce un poco... è una grave colpa...?! E' sacrificio della propria personalità..., ma egli ha una venerazione per il suo Maestro. I violini Gadda vanno oltre i mari, oltre i nostri confini; cantano, cantano con la voce veramente umana. In essi c'è la sua anima, lo spirito del suo Scarampella, la voce un po' triste dei nostri laghi assonnati, la poesia del nostro verde, la eco dei virgiliani canti, la voce buona e calda di questa nostra Città con tante glorie che i secoli polverosi non hanno ancora cancellato.


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