La pagina dell'esperto storico


Liuteria Mantovana: Stefano Scarampella; di Vladimiro Bertazzoni ( La Voce di Mantova 1998.)

Di quella mantovana, nella fattispecie, alla quale hanno dato vita liutai concittadini o insediatisi a Mantova provenendo da altre città.
Più o meno contemporaneo del grande Camillo Camilli (vedi la voce del 27 Novembre scorso) è stato un altrettanto grande liutaio Cremonese che per una trentina d'anni lavorò a Mantova. Si tratta di Tommaso Balestrieri sulle cui date di nascita e di morte non c'è concordanza (1710-1772, 1720-1790, 1730-1780). Gli storici ritengono che sia stato un diretto allievo dello Stradivari tanto i suoi lavori somigliano a quelli dell'insuperabile Maestro...Ed è stato appunto a Mantova, intorno al 1745, che prese avvio a quella intensa attività che doveva rendere famoso, il nome di Balestrieri e dei suoi strumenti nel mondo.
Scrive Ettore Mariani a proposito di Balestrieri nel suo sintetico opuscoletto “Nel mondo della liuteria Italiana”: <<...Impresse nei suoi strumenti il tocco del genio, all'ombra suggestiva della città ducale. I suoi violini sono ricercatissimi e, col tempo, divenuti rari. Stupendi i suoi violoncelli per la magnificenza della lavorazione e per la vernice giallo-oro dai riflessi ambrati...
Costruì pure magnifici contrabbassi di ottima forma e sonorità, con vernice bruno-rossa>>.
Un altro mantovano che si rifece ai modelli di Stradivari e Guarnieri, fabbricando strumenti dei buona fattura anche se di vernice difettosa, fu Alessandro Zanti (1765-1819).
Un cremonese che per un certo periodo lavorò a Mantova dove si spense nel 1860 fu Giuseppe Ceruti (o Cerutti) che apprese l'arte del ben più famoso padre Gianbattista senza tuttavia uguagliarlo. Nato a Cremona tra il 1784 e il 1787, prese le redini della botega paterna nel 1815, costruendo buoni violini di piccolo formato, di accurata finitura, salvo la voluta (o riccio), che è l'estremità superiore del manico considerata priva di una certa eleganza, di colore rosso-scuro o giallo-brillante. I suoi strumenti sono marcati a ferro con le sue iniziali.
Un altro nome mantovano di un certo rilievo è quello di Gaetano Dionelli. Non è registrato dal Mariani e il dizionario “Vannes” parla genericamente che professava a Mantova nella seconda metà del XIX sec. Si dice che sappiano di lui più a Filadelfia che a Mantova!. Noi abbiamo cercato e trovato qualcosa di più presso l'Archivio Storico del Comune. Dionelli è nato a Mantova il 22 Luglio 1808, nelle rubriche dello stato civile degli anni '30 del secolo scorso, alla voce “professione” è scritto: “Fabbricante di violini”, vedovo. Un contrabbasso ed un violoncello3/4 sono in dotazione al nostro Conservatorio. Non ci risulta che tra i fratelli e i figli di Dionelli qualcuno ci sia dedicato alla liuteria. L'ultimogenito, Giacomo, morto nel 1920, era facchino come uno zio.
E veniamo a quello che può essere considerato il caposcuola della moderna liuteria mantovana: Stefano Scarampella che, pur nascendo a Brescia nel 1843, si trasferisce a Mantova nel 1886 dove vive e lavora sino alla morte, 31 Gennaio 1925. I giornali locali lo registrano tra i morti della settimana come “liutista di ani 81”.
Trattandosi di una vera e propria personalità della nostra liuteria alla cui scuola si sono formati mantovani di grande valore che, come il loro maestro, si sono imposti in campo internazionale, dedicheremmo il restante spazio alla sua biografia avvalendoci di una felice ricostruzione del nostro Ermes Malvezzi, un grande appassionato di liuteria, che nel 1981' tenne a Cremona una relazione sulla figura e l'opera di Scarampella in occasione dell'incontro promosso dall'Associazione Liuteria Italiana <<su tre violini costruiti (nel 1903, 1906 e 1916) da Stefano Scarampella>>.
Il periodo della migliore e più intensa attività liutistica è da porre tra il 1898 e il 1919, <<Non lavorava per il solo interesse ma per il piacere di costruire violini: a chi non aveva tutto il denaro per pagargli lo strumento concedeva rateazioni mensili di lire due quando ai primi del '900 il prezzo di uno strumento variava dalle 25 alle 40 lire>>. (Oggi, per un suo violino ci diceva - Mario Gadda, Maestro liutaio, figlio di Gaetano, allievo di Scarampella, del quale parleremo nella prossima puntata – vengono pagate cifre che raggiungono i 150 milioni. -
Scarampella, falegname-meccanico dipendente della tramvia Belga, rivelò il suo grande talento in età ormai più che matura, ispirandosi ai lavori della scuola mantovana del '700. Il Malvezzi stima la produzione di Scarampella intorno a un migliaio di strumenti fabbricati nell'arco una trentina d'anni (media due tre al mese).
Naturalmente Scarampella, rivelatosi tra i maggiori liutai moderni, aveva sin da giovane una certa predilezione per quest'arte che esercitò; subì l'influenza del padre (liutaio dilettante) ma anche quella, del fratello Giuseppe (che dimostrò una straordinaria maestria del restauro di strumenti antichi) del quale, alla morte, rilevò tutta l'attrezzatura.
Scarampella, uomo schivo, un po' scontroso ma di grande umanità e generosità, ebbe molti estimatori in italia e all'estero e molti imitatori che, ispirandosi alla sua arte, realizzarono pregevoli strumenti che consolidarono, anche in questi anni, la meritata fama della liuteria mantovana.



Conoscere e valorizzare la liuteria mantovana. di Vladimiro Bertazzoni ( La Voce di Mantova 1998.)

Nei giorni scorsi ho assistito a una manifestazione culturale al teatro "Zinetti" di Sanguinetto (ai confini con la nostra provincia) in occasione della 48ma edizione del Premio Roghi-letteratura per l'infanzia. A coronamento della cerimonia delle premiazioni, si è esibita un'orchestra da camera formata da giovani e giovanissimi elementi allievi del corso accademico di violino "Amadeus" di Rovereto, diretto da Zoran Milenkovic.
La manifestazione stava volgendo al termine, quando ai presenti venne annunciata una piacevole sorpresa. Sul palcoscenico si sarebbe esibito Stefan Milenkovic che solo qualche anno fa, da ragazzo-prodigio, aveva stupito il mondo musicale per la sua straordinaria bravura che lo collocava ai primi posti tra i violinisti delle nuovissime generazioni. Oggi, poco più che ventenne, ha al suo attivo circa duemila concerti tenuti in ogni parte del modo. Alto, di bell'aspetto; vestito normalmente, come noi del pubblico, attraversò la sala col suo violino in mano per portarsi sul palcoscenico. Accompagnato al pianoforte dalla madre, il giovane concertista, nell'annunciare il titolo del brano musicale che stava per interpretare, ha aggiunto: "Suonerò su un Camilli di Mantova".
E qui, non appena ho sentito pronunciare il nome di Mantova, ho avuto la stessa reazione che ebbe sordello nei confronti di Virgilio. Infatti alla fine del concerto, mi sono precipitato dal violinista non solo per complimentarmi ma per avere conferma della "mantovanità" del suo strumento. Ovviamente ho sentito un intimo orgoglio quando Milenkovic mi ha confermato che effettivamente il suo violino era un Camilli.
Sono convinto che noi non conosciamo né apprezziamo sufficientemente i nostri liutai del passato che hanno lasciato , fino ai liutai dei nostri giorni, un'importante eredità di un'arte che tiene ancora alto il nome di Mantova.
Stendiamo per i nostri lettori un piccolo pro-memoria dei liutai mantovani "doc" o l'adozione che hanno operato in città o in provincia dal 1700 ai nostri giorni. Cominciamo, ovviamente, dai primissimi maestri mantovani della liuteria. (Ci soccorrono in questa rievocazione oltre ai vari dizionari "Vannes" e "Fuchs", il volumetto "Nel mondo della liuteria", Ed. Sabatelli 1979, compilato da un bravo violinista mantovano extra muros scomparso l'anno scorso, Ettore Mariani, che ha lasciato da giovane la città natale per entrare nell'organico dell'orchestra "C. Felice" di Genova, e gli appunti inediti di un altro concittadino appassionato di liuteria, il Sig. Ermes Malvezzi).
Non possiamo che iniziare, dunque, da quel Camillo Camilli (Mantova, 1714-1763), il precursore della nostra liuteria. Pare che, oltre allo Stradivari, abbia avuto nozioni da uno dei tanti Guarnieri dell'illustre casata cremonese. Infatti i suoi primi lavori ricalcano la scuola di Cremona, che in seguito egli abbandona. Viene generalmente riconosciuta l'elegante costruzione dei suoi strumenti dalle "effe" larghe e corte (le piccole aperture ai due lati delle corde che consentono il passaggio dell'aria vibrante che esce dalla cassa di risonanza), dalla vernice rosso-bruna o arancione-chiara. Assai ricercati i suoi violini e contrabbassi.
Il contrabbassista e compositore cremasco Giovanni Bottesini (1821-1889), strumentista di fama mondiale suonava su un Camilli, compiacendosi di avere tra le mani uno strumento dalle linee classiche e dal suono pastoso ed equilibrato.
Quasi a passarsi il testimone della liuteria mantovana, alla scomparsa del Camilli, nasce Giuseppe Dall'Aglio (Mantova 1762-1841). I suoi lavori si rifanno chiaramente ai modelli di colui che può considerarsi il suo maestro, il Camilli appunto. Particolarmente apprezzati, anche perché molto rari, sono i primi violoncelli e contrabbassi "di formato piuttosto generoso e dalla vernice color rosso cupo smagliante".
Nell'arco di tempo in cui vissero il Camilli e il Dall'Aglio (XVIII sec. e metà XIX), e qualche anno prima, vissero e lavorarono a Mantova, insediandovisi temporaneamente o rimanendovi sino alla morte, liutai provenienti da altre località che fecero tuttavia della nostra città uno dei centri (insieme a Brescia e Cremona) più importanti della liuteria non solo italiana ma mondiale.
Ne citiamo qualcuno, Nicola Albani, uno dei tanti Albani di origine tirolese (Mattia, Michele, Giuseppe del XVII e XVIII sec.) vissero a Mantova e Milano. Nell'etichetta stampigliata si può leggere "Nicolaus Albani fecit Mantua 1763".
Un altro liutaio, proveniente da Cremona che costruì violini di grande pregio proprio a Mantova, è Pietro Guarnieri (figlio di Andrea, allievo di Nicola Amati) nato a Cremona nel 1655 e morto nel 1720 chi dice a Mantova chi dice a Venezia. Per quanto più conosciuto come "Pietro Guarnieri di Mantova", in realtà egli lavorò nel laboratorio paterno sino al 1680 per trasferirsi qualche anno più tardi nella nostra città che abbandonò nel 1698 alla morte del padre, per poi andare a Venezia. I violini fabbricati da Pietro sono caratterizzati dalla larghezza della parte inferiore da bombature pronunciate, scannellature profonde, vernici da rosso pallido a rosso carico. Etichetta: "Petrus Guarnierius Crea monensis fecit Mantuae sub tit. Sanctae Teresiae 17..".
Un liutaio proveniente da Lodi è Antonio Zanotti che costruì violini che richiamano quelli del Guarnieri. "Antonius Zanotus Lodigianus fecit Mantuae sub titolo Fortunae 1727".



Liuteria mantovana del '900: Gadda, Martini, Barbieri e altri. di Vladimiro Bertazzoni ( La Voce di Mantova 1998.)

Gaetano Gadda, considerato il vero e unico allievo di Scarampella che lo assunse nel suo laboratorio come apprendista durante la prima guerra mondiale. Pur essendo a Sorgà (VR) il 13 Aprile 1900, Gadda, con la sua famiglia si trasferì a Mantova a 13 anni e qui visse e lavorò nella sua bottega di via Accademia 16 fino alla morte che lo colse prematuramente il 2 Marzo 1956. Alla sua scomparsa, la “Gazzetta di Mantova” sottolineò il fatto che Gadda fosse conosciuto più all'estero che da noi e che i suoi strumenti, musicalmente perfetti ( violini, viole e violoncelli) venivano richiesti e adottati in tutti i paesi del mondo. Fu un “artigiano” modesto, schivo ad ogni clamore, lavoratore appassionato e instancabile. La sua produzione è ovviamente, ispirata ai modelli di Scarampella, tanto che spesso non si riesce a distinguere lo strumento del Maestro da quello dell'allievo ( come accadeva per Giulio Romano con Raffaello) e, come annota Ermes Malvezzi, “ai classici mantovani, specie nei violoncelli”.
Il figlio Mario, che vive e lavora a Porto Mantovano, continua con successo l'arte paterna tenendo alto il prestigio della liuteria mantovana.
Un liutaio mantovano “verace” è stato Oreste Martini, nato in città il 2 Settembre 1893 ed ivi deceduto il 3 Aprile 1957. Anche gli strumenti di Martini, richiesti da scuole di musica, conservatori, orchestre, hanno varcato l'oceano e sono sparsi in tutta Europa. A lui il “Dizionario Universale dei Liutai del Vannes” dedica un illuminante scheda che ne sintetizza l'attività al 1951. Vi si legge, tra l'altro: “A tutt'oggi conta al suo attivo una quarantina di contrabbassi dal fondo bombato e con vernice rosso-scura e qualcuno con vernice rosso-arancione che gli valsero il primo premio e la medaglia d'oro al concorso del bicentenario stradivariano nel 1937 a Cremona e nel 1949 la medaglia di bronzo”. Costruì oltre 50 violoncelli e 300 violini e alcune viole, riportando riconoscimenti a Padova, Parigi e in altre città.
Noi non ci siamo fermati ai contrabbassi per motivi di famiglia. Nostro suocero, infatti, Felice Zelotti, professore d'orchestra possedeva un Martini che, all'occorrenza, faceva revisionare dal Gadda, col quale era più in confidenza.

Bruno Barbieri nel suo laboratorio a Mantova in via sottoportici lattonai.

Un altro mantovano d'adozione è stato Bruno Barbieri, nato a Legnago (VR) il 14 Febbraio 1922 e deceduto a Mantova, dove ha vissuto sin da ragazzo e lavorato nel sottoportico dei Lattonai, il 9 Marzo 1989. Ha cominciato a interessarsi di liuteria a 25 anni, come autodidatta, e una decina d'anni dopo a praticare professionalmente l'attività di liutaio ( un figlio e un fratello ne seguono le orme ma come amatori).
Bruno Barbieri ha avuto molti riconoscimenti e apprezzamenti nazionali e internazionali per la sua produzione riferita al periodo professionistico: circa 500 strumenti tra cui molti violoncelli. Pur ispirandosi alla tradizione liutistica mantovana, Barbieri ha realizzato modelli di violini e viole con caratteristiche del tutto personali dalle”finiture accurate, vernici trasparenti, materiali di primissima scelta”. Oltre ad aver costruito strumenti ritrovabili oggi negli Usa, in Giappone e in vari paesi europei, Barbieri è stato anche un ottimo restauratore.
Facciamo ancora ricorso agli appunti inediti del concittadino Ermes Malvezzi per ricordare qualche nome di liutai dilettanti (amatoriali) o professionisti che non hanno raggiunto grande notorietà e che hanno operato a cavallo tra l'800 e il 900. Tra i primi:Vittorio Mutti di Castiglione delle Stiviere, Oreste Carpi di Dosolo, Remo Solferini di Mantova, Lorenzo Stelluto (ufficiale giudiziario presso il nostro tribunale), Antonio Pivetta e Vincenzo Quareni di città; tra i secondi: Riccardo Cerutti di San Benedetto Po, Alfredo e Dante Guastalla; fratelli di Reggiolo, Vasco Pecchini di Tabellano di Suzzara premiato a Padova. Professionisti e amatori sono in attività anche oggi a Mantova e provincia, apprezzati e riconosciuti per le eccellenti qualità dei loro strumenti.
Tra coloro che esercitano professionalmente l'arte della liuteria abbiamo già ricordato Mario Gadda figlio di Gaetano, un punto di riferimento essenziale della liuteria virgiliana. C'è un Daoglio di Suzzara, un Antonelli di Rivalta sul Mincio, i già ricordati Barbieri.




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